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giovedì 28 marzo 2019

NUOVO ORDINAMENTO


NUOVO ORDINAMENTO
Tutte le novità
La prima e più lampante differenza rispetto alla riforma Berlinguerè che il famigerato Quizzone, ovvero la terza prova, andrà in pensione.
Le prove scritte saranno solo due, ovvero quella di italiano e l'esame a indirizzo. Invece dei 15 punti per ciascun scritto (da valutare sulla media dei tre) ora il punteggio massimo sarà di 20 punti ciascuna più 20 per l'orale. 
La terza prova, in qualche maniera, viene sostituita da un Test Invalsi che, però, non verrà valutato in sede d'esame, ma verrà svolto nel corso del terzo trimestre e sarà determinante per l'ammissione o meno all'esame di Stato anche se con farà media con le altre prove. 
La prima prova, il tema di italiano, sarà diverso rispetto al passato. Per la tipologia A, l'analisi del testo, il Miur proporrà due tracce di due autori diversi, scelti a partire dal periodo storico dell'Unità d'Italia. 
La tipologia B consiste, invece, nell'analisi e produzione di un testo argomentativo. La traccia chiederà agli studenti una interpretazione e una riflessione del documento proposto. Per quanto riguarda la tipologia C, invece, il Miur proporrà tracce vicine alle esperienze di studenti e studentesse. 
Cosa succede al tema storico?
In questi giorni si è molto parlato, in particolare, della sparizione del cosiddetto tema storico con il pericolo che questa assenza sia sintomo di una perdita d'importanza dello studio della storia nel sistema scolastico italiano.
Non studiare la storia, ha avvertito in particolare la senatrice a vita Liliana Segre, è pericoloso perché favorisce un processo di oblio dei fatti più o meno recenti con conseguenze disastrose per le nuove generazioni.
In realtà, avvertono dal Miur, la traccia storica non sparisce, ma viene assorbita dal tema argomentativo che potrà anche avere carattere storico concedendo, però, allo studente maggiore libertà espressiva e d'opinione, cosa che fino allo scorso anno, per il tema storico, non era possibile avere. 
La seconda prova, invece, sarà quella a indirizzo, e la circolare del Miur datata 4 ottobre comunica che il ministero ha adottato griglie nazionali di valutazione che saranno fornite alle commissioni per una correzione più omogenea ed equa. Le griglie ci saranno anche per la correzione della prova di italiano.
L'alternanza scuola-lavoro
Per essere ammessi alla maturità non servirà avere il 6 in tutte le materie, ma sarà sufficiente che la media (inclusa del voto di condotta) arrivi alla sufficienza
La valutazione della commissione (che resterà mista con tre membri interni e tre esterni più un presidente di commissione esterno) prenderà in considerazione, nelle valutazioni finali, l'ultimo triennio e sarà determinante, nel voto finale, la relazione circa il percorso d'integrazione scuola-lavoro che andrà assumendo un ruolo centrale per determinare il livello di "maturità" del candidato. 
Per quanto riguarda il colloquio orale - così dice la direttiva emessa dal Miur - sarà funzionale ad "Accertare il conseguimento delle competenze raggiunte, la capacità argomentativa e critica del candidato, l’esposizione delle attività svolte in alternanza scuola lavoro". Ancora, però, le indicazioni circa l'orale non sono state fornite in maniera specifica
Resteranno in vigore i famigerati "crediti scolastici" (anche questi introdotti dalla riforma Berlinguer), ma passeranno dai 25 attuali ai 40.
Lo svolgimento degli esami, inoltre, verrà anticipato visto che il primo scritto dovrebbe essere in calendario per il 19 giugno, circa 10 giorni prima del normale. La scuola, infatti, chiuderà una settimana prima (al massimo il 14 giugno a Bolzano) in maniera tale che entro la fine di giugno studenti e professori si possano godere il meritato riposo. 


ESAME DI STATO


ESAME DI STATO
L'esame di Stato conclusivo del corso di studio di istruzione secondaria superiore, o ellitticamente esame di Stato, è la prova finale che conclude il corso di studi della scuola superiore italiana. Chi lo supera consegue un diploma di scuola secondaria di secondo grado, necessario per l'accesso all'università e a svariati indirizzi professionali.
Questo tipo di esame può essere sostenuto da tutti gli studenti che abbiano frequentato un qualsiasi indirizzo della scuola secondaria di secondo grado della durata quinquennale.
Oltre alla funzione pratica, l'esame di maturità ha, come suggerisce il nome, un ruolo di rito di passaggio all'interno della società italiana, dall'adolescenza all'età adulta: col termine della scuola secondaria la persona passa simbolicamente nel mondo degli adulti e si prepara per l'università e/o il mondo del lavoro.
Intorno alla fine di gennaio dell'anno scolastico, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca sceglie le materie per la seconda prova scritta, differenti per ogni indirizzo scolastico, e le date di svolgimento delle prove scritte, comuni a tutti gli istituti italiani. Nello stesso periodo, nella maggior parte dei casi, vengono decisi anche i commissari interni (i professori del Consiglio di classe del quinto anno di scuola secondaria superiore) che faranno parte della commissione d'esame.
L’ESAME PRIMA DELLA RIFORMA
Secondo una precedente normativa, i maturandi ottenevano durante il triennio (gli ultimi tre anni di scuola superiore) un punteggio - i cosiddetti "crediti scolastici" -, definito alla fine di ogni anno in base ai seguenti criteri: la media dei voti ottenuti, la condotta, le attività svolte durante il corso dell'anno scolastico ed altri fattori ritenuti più o meno rilevanti dai docenti. Durante il terzo e il quarto anno venivano assegnati 6 punti massimi per anno (12 in totale), mentre nell'ultimo anno, il quinto, si poteva arrivare ad un limite di 8 punti annuale (20 in tutto). Questi costituivano parte integrante del voto finale dell'esame, insieme ai 45 punti massimi delle prove scritte (15 per ogni prova) e ai 35 della prova orale. Inoltre, a discrezione della commissione d'esame, possono essere aggiunti altri punti (chiamati anche punti bonus) per un massimo di cinque, assegnati a conclusione dell'esame. Il punteggio minimo per la promozione è 60, mentre il massimo è 100. Per gli studenti che avessero raggiunto i 100/100 senza l'aggiunta dei cosiddetti "punti bonus" la commissione poteva assegnare la lode.
Con la normativa regolata dalla legge n.1/2007 vennero attuate le seguenti modifiche:
Il punteggio minimo complessivo per superare l'esame rimane di 60/100.
Credito scolastico: la nuova legge sull'esame di Stato ne modificò il punteggio, portandone il massimo da 20 a 25 punti (otto nel terzo e nel quarto anno e nove nel quinto), per valorizzare la carriera scolastica dello studente.
Prove scritte: 45 il totale dei punti, ripartiti in ugual misura tra le prove (fino a 15 punti ciascuna).  Per raggiungere la sufficienza ad ogni prova scritta era necessario totalizzare almeno 10 punti.
Colloquio orale: il punteggio massimo ottenibile dalla prova orale era di 30 punti.
Bonus  fino a 5 punti: attribuito dalla commissione al  candidato che avesse sostenuto un esame brillante, purché il candidato fosse in possesso di  un credito scolastico di almeno 15 punti (su un massimo di 25) e un risultato complessivo della prova di esame pari almeno a 70 punti (su un massimo di 75). La commissione decideva i requisiti per eventualmente frazionare il bonus.
A coloro che conseguono il punteggio massimo di 100 punti senza fruire del bonus la commissione può attribuire la lode, purché il candidato abbia riportato negli ultimi 3 anni scolastici valutazioni uguali o superiori a 8 per tutte le materie. Per l'attribuzione della lode è inoltre richiesta l'unanimità della commissione.
In sintesi:
- 25 punti per i crediti scolastici durante il triennio:
- 8 punti al terzo e 8 punti al quarto anno di studi;
- 9 punti al quinto anno di studi;
- 45 punti per le prove scritte (15 punti per ogni prova);
- 30 punti per la prova orale;
- 5 punti di bonus.
L'attuale suddivisione dei punti alla maturità è iniziata con l'anno scolastico 2008/2009.



RIFORMA MATURITà 2019
Il nuovo esame di maturità entrerà in gioco a partire da giugno 2019, precisamente dal 19 con la prima prova scritta di italiano.
Dal 2019 sarebbe dovuto entrare in gioco l'esame di Stato rinnovato secondo le modalità contenute nella riforma del 13 aprile 2017. Diversamente a quanto previsto, però, il Miur ha frenato su alcuni cambiamenti (Invalsi e alternanza non saranno obbligatori, diversamente da quanto previsto nella riforma) e confermato gli altri. Di seguito i
cambiamenti del nuovo esame di Stato annunciati dal Miur il  che fanno slittare alcune novità al prossimo anno e ne apportano diverse per la maturità del 2019.

Due prove scritte e un colloquio orale. Questo il nuovo Esame”. La terza prova è abolita - con grande gioia degli studenti - mentre rimarranno in gioco la prima prova di italiano e la seconda prova, basata su una o più materie caratterizzanti per ogni indirizzo. 
Anche l’orale, cioè la fase finale dell'esame, cambia: ecco come.

A rimanere un'incognita sembrerebbe lo svolgimento dell'orale di maturità: la tesina sarà sostituita dalla presentazione della relazione dell'alternanza scuola lavoro . Gli studenti, chiarite le modalità di svolgimento delle altre prove, attendono di conoscere i dettagli dell'ultima prova della nuova maturità 2019.





MATURITA' 2019: COME CAMBIA L'AMMISSIONE ALL'ESAME
 I criteri di ammissione all'esame di maturità funzioneranno in modo diverso dalla maturità dell'anno scolastico 2018-2019. Una novità che farà piacere ai maturandi perchè per essere ammessi al nuovo esame di Stato non sarà più necessario avere la sufficienza in tutte le materie ma basterà la media del sei, a cui contribuirà anche il voto in condotta.
COME VIENE ASSEGNATO IL VOTO
Ci sono novità anche per il voto d'esame.
Il giudizio finale resterà in centesimi ma sarà dato più valore all’andamento scolastico durante gli ultimi tre anni di superiori: i 
crediti scolastici che gli studenti possono accumulare passano infatti da 25 attuali a 40.
Dato che il terzo scritto sarà abolito cambieranno anche i punteggi da assegnare alle prove: mentre prima era previsto un punteggio massimo di 15 punti per ognuno dei tre scritti e un massimo di 30 punti per l’orale, a partire dalla maturità 2019 è prevista l’assegnazione di un 
massimo di 20 punti sia per la prima prova sia per la seconda prova e di 20 punti per il colloquio.



Nessun cambiamento, invece, per quanto riguarda la composizione delle commissioni della maturità 2019: saranno ancora miste, composte da tre commissari esterni, tre interni e un presidente di commissione esterno. 
Un’altra grande novità riguarda l’introduzione del 
test Invalsi in quinta superiore. La prova – composta da un test d'italiano, matematica e inglese -  non farà comunque parte dell’esame ma si svolgerà durante l’anno scolastico e non sarà necessaria per poter accedere alla maturità. Il suo voto non peserà comunque sul voto finale d’esame, in quanto il punteggio verrà solamente riportato nella documentazione allegata al diploma.



mercoledì 27 marzo 2019



I PRINCIPI ISPIRATORI DELLA COSTITUZIONE



I principi ispiratori della Costituzione italiana sono:
1.       Il principio democratico e lavorista
2.       Il principio di uguaglianza
3.       Il principio autonomista e la sussidiarietà
4.       Il principio concordatario

1 PRINCIPIO LAVORISTA
La Costituzione italiana, affermando che «l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro» (art. 1), sancisce il principio lavorista: il lavoro, dunque, costituisce il valore centrale dell’ordinamento e il criterio guida della politica nazionale, che deve essere indirizzata verso la massima occupazione.
Il lavoro rappresenta quindi il primo diritto sociale, in quanto costituisce idealmente la fonte privilegiata di sostentamento dell’individuo e lo strumento imprescindibile per affermare la sua autonomia al fine di consentirgli l’esercizio di ogni altro diritto costituzionalmente garantito.
Il diritto al lavoro, sancito dal comma 1 dell’art. 4 Cost. (La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto) si configura come:
·         diritto di libertà: ogni cittadino deve essere libero di scegliere quale attività lavorativa svolgere;
·         diritto civico: ogni cittadino ha un diritto (difficilmente esercitabile) di pretendere dallo Stato un «facere» per promuovere le condizioni che lo rendano effettivo.

A chiarire ancora meglio l’importanza del lavoro è la lettura dell’art. 4 comma 2, Cost. (Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società). Da esso emerge la volontà del Costituente di considerare il lavoro non solo come diritto, ma anche dovere di solidarietà che ciascun cittadino è tenuto ad adempiere per contribuire al progresso dell’intera collettività.

Autore: Francesco Strianese V A

1 Il principio lavorista
E’ uno dei principi ispiratori della  nostra Costituzione.  Ci sono riferimenti già agli art. 1, comma 1 ed all’art. 4, comma 2. Il lavoro non è solo un rapporto economico, ma anche un valore sociale che nobilita l’uomo. Non è solo un diritto, bensì anche un dovere che eleva il singolo. Nella Costituzione, il termine più ricorrente, dopo «legge», è «lavoro» o «lavoratori». Il significato di lavoro – non riducibile all’occupazione e alla retribuzione – è come una bussola, è stato pensato per orientare il cammino di una società chiamata ad attraversare stagioni e lavori nuovi. La Repubblica «è fondata sul lavoro» (art. 1), da cui discendono diritti e doveri per contribuire al progresso «materiale e spirituale della società» (art. 4 Cost.). Lavorando, la persona si costruisce e cresce anche spiritualmente perché per i costituenti cattolici il lavoro era inteso come un «atto creatore».
Quando, durante i lavori della Costituente, Costantino Mortati propose di inserire il principio lavorista come diritto fondamentale, lo pose accanto al principio democratico, a quello personalista e a quello solidarista. È da quest’insieme di principi che si definisce la dignità della persona umana come “valore madre” della nostra Costituzione. Il significato di lavoro nella Costituzione rimanda sempre al significato della dignità della persona e della sua concreta realizzazione come realizzazione di libertà, di crescita personale e comunitaria, di inclusione e di coesione sociale. Il cittadino non viene definito più dal ruolo sociale conferito dalla ricchezza o dai titoli nobiliari, ma dal fare bene ciò che gli viene affidato.
“Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.” 
Abbiamo visionato un video di Benigni sull’art. 4 della Costituzione, mi hanno colpito le paroleMah, io dico la bellezza “materiale o spirituale”  La grandezza sta nell’aver messo insieme quel materiale e spirituale. Il lavoro è proprio il primo principio. inutile che mi dai tutti i diritti, se non ho lavoro. Non sono niente perché sono morto fisicamente ed anche socialmente, non sono nessuno. Quindi la prima cosa che mi devi dare è il lavoro perché ci si fonda, sono le fondamenta. – Aggiunge: “ Guardate che ogni legge che va contro il lavoro è davvero un sacrilegio. Se si escludono momenti di grande bellezza che la vita ci può regalare a tutti noi, e quelli li lasciamo da parte. Amare il proprio lavoro credo che sia la vera e concreta forma di felicità sulla terra” 
La cosa che dobbiamo cercare di fare noi future generazioni è quella di amare il nostro lavoro, dedicare tutto noi stessi a ciò che ci piace fare, a scoprire i nostri talenti e trasformarli con passione, sacrificio e tenacia  in un progetto di vita in grado di arricchire noi stessi e gli altri.

 
“Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.” Mah, io dico la bellezza “materiale o spirituale” tu devi contribuire a farmi stare bene col corpo e l’anima. Sono uguali. La grandezza di aver messo insieme quel materiale e spirituale. Il lavoro è proprio il primo principio. Tu è inutile che mi dai tutti i diritti, se non ho lavoro. Non sono niente perché sono morto fisicamente ed anche socialmente, non sono nessuno. Quindi la prima cosa che mi devi dare è il lavoro perché ci si fonda, sono le fondamenta. E dice che riconosce a tutte questa cosa qua. Guardate che ogni legge che va contro il lavoro è davvero un sacrilegio. Se si escludono momenti di grande bellezza che la vita ci può regalare a tutti noi, e quelli li lasciamo da parte. Amare il proprio lavoro credo che sia la vera e concreta forma di felicità sulla terra.  Cit. Roberto Benigni
La cosa che dobbiamo cercare di fare noi future generazioni è quella di amare il nostro lavoro, dedicare tutti noi stessi a ciò che ci piace fare e non vederlo come un qualcosa che serve solo a monetizzare noi e la nostra famiglia.
Felice Gagliardi V A

Il principio di uguaglianza
Articolo 3 della Costituzione
L’art 3 costituzione enuncia il principio di uguaglianza. Il primo comma dell’art3 è dedicato al principio di uguaglianza formale ed all’enunciazione di una serie di divieti di discriminazione; il 2° comma enuclea il principio dell’uguaglianza sostanziale. Il principio dell’uguaglianza formale deve essere inteso come eguale soggezione di tutti al diritto. Il nucleo forte del principio di uguaglianza è costituito dall’impossibilità per il legislatore di operare distinzioni di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche ecc. Tale principio vuole prescrivere leggi generali ed astratte per evitare discriminazioni.
Il principio di uguaglianza sostanziale, comporta invece, l’impegno dello stato a creare le condizioni di eguaglianza sostanziale fra i cittadini, ovvero a rimuovere gli ostacoli di natura economico-sociale che di fatto impediscono la partecipazione dell’individuo alla vita del paese. Tale principio tende a provvedere a singoli casi per eliminare eventuali svantaggi. I due principi si limitano e si completano a vicenda. Il principio di uguaglianza è strettamente connesso a quello di democrazia e libertà, i quali a loro volta si fondano su quello di partecipazione.
L’ideale dell’uguaglianza sociale è presente in tutti i Paesi civilizzati per il quale gli uomini si sono battuti moltissimo in passato.
Il principio autonomista e la sussidiarietà

Art. 5 Costituzione La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento.
Contrapponendosi all’ordinamento fascista, in cui le istanze pluralistiche ed autonomistiche erano state cancellate, la Costituzione italiana sancisce il principio del pluralismo territoriale, il riconoscimento, cioè, di centri di potere politico autonomi, diversi dallo Stato ma più vicini ai cittadini.
L’Italia è uno stato autonomista e prevede l’esistenza di enti territoriali: Regioni, Province, Città metropolitane e Comuni.
Il principio di sussidiarietà consiste nel far svolgere all’ente gerarchicamente inferiore tutte le funzioni e i compiti di cui esso è capace. La sussidiarietà può essere orizzontale o verticale.

Il principio concordatario
Riguarda gli articoli 7 e 8 e disciplina i rapporti tra Stato e chiesa.









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